La pandemia da COVID-19 va avanti ormai da più di un anno, apportando inevitabilmente sostanziali cambiamenti nelle nostre vite e abitudini quotidiane. Se in un primo momento seguire le norme anti-covid poteva risultare più facile a causa dell'estrema paura verso questa nuova forma di pericolo, è probabile che in tempi più recenti ciò possa aver lasciato il passo a demotivazione, affaticamento e persino insofferenza. L'OMS ha descritto questa condizione come "pandemic fatigue" (fatica pandemica), sostenendo che attualmente il 60% della popolazione europea ne soffrirebbe.
Per pandemic fatigue si intende quindi una condizione caratterizzata da demotivazione e senso di fatica nel rispettare e seguire i comportamenti protettivi necessari nel contenimento della pandemia in atto.
Tale condizione sembrerebbe essere emersa gradualmente nel corso del processo pandemico.
La pandemic fatigue è una condizione di adattamento e abituazione nei confronti di uno stress protratto nel tempo e caratterizzato da imprevedibilità e scarsa possibilità individuale di risoluzione.
Gli animali possono aiutarci?
È a questo punto che entrano in campo i nostri animali ancora una volta per aiutarci.
Un recente studio, infatti, sostiene che gli animali domestici abbiano il potere di supportarci nel fronteggiare la pandemia a livello fisico, emotivo e sociale.
In che modo?
1) Mantenendoci attivi. Vivere con un animale, infatti, presuppone prendersene cura, in quanto senza di noi non potrebbe soddisfare i propri bisogni, neanche quelli essenziali. Tale consapevolezza ci motiva alla responsabilità, spingendoci a muoverci, agire, uscire di casa, alimentando così la nostra autoefficacia - consapevolezza di essere capace di dominare specifiche attività e situazioni - e aiutandoci a mantenere una routine (per certi versi sovrapponibile alla vita pre-covid). Questo vale ancora di più per i cani che necessitano di più uscite giornaliere, dandoci la possibilità di camminare anche nei periodi di lockdown o restrizione degli spostamenti.
2) Favorendo un'emotività positiva, riducendo ansia e stress.
Giocare o fare le coccole al proprio animale induce il rilascio di un ormone, l'ossitocina. L'ossitocina è stata in origine ricollegata unicamente al rapporto di cura madre-figlio, mentre attualmente il suo ruolo è esteso a più categorie di interazioni: tra adulti, ma anche tra soggetti appartenenti a specie diverse (uomo-cane o uomo-gatto, ad esempio). Il rilascio di ossitocina è associato genericamente a un senso di benessere e comporta variazioni fisiche come il rallentamento del battito cardiaco e della frequenza respiratoria e l'abbassamento della pressione arteriosa.
Il contatto con il proprio animale, quindi, rappresenta un valido aiuto, aiutandoci a sopperire all'isolamento e al distanziamento fisico dai nostri cari.
3) Riducendo il senso di solitudine.
La compagnia di un animale ovviamente non è in tutto e per tutto sovrapponibile a quella di un'altra persona, ma in tempo di pandemia, di restrizioni e di lockdown, la presenza di un cane o di un gatto può alleviare il senso di solitudine e di isolamento. I risultati di un recente studio condotto su larga scala confermano ciò, mostrandoci quanto segue: le persone che durante il lockdown hanno convissuto con uno o più animali riportano in media un minor senso di solitudine (misurato tramite un questionario dedicato) rispetto a chi non ha convissuto con un animale.
I nostri compagni di vita, quindi, si mostrano ancora una volta in grado di donarci supporto emotivo, compagnia e sostegno in un momento difficile come può essere quello della pandemia in atto.
Fonti:
Hoy-Gerlach, J., Rauktis, M., & , (2020). (Non-Human) animal companionship: a crucial support for people during the COVID-19 pandemic. Society Register, 4(2), 109-120.
Pandemic Fatigue, Reinvigorating the public to prevent COVID-19 - World Health Organization
"Pandemic Fatigue" - webinar FNOVI a cura della Dott.ssa Elisa Silvia Colombo
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